sostantivo maschile (f. -a) e agg. [dal lat. profŭgus, der. di profugĕre «cercare scampo», comp. di pro-1 e fugĕre «fuggire»] (pl. m. -ghi). – Persona costretta ad abbandonare la sua terra, il suo paese, la sua patria in seguito a eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi come eruzioni vulcaniche, terremoti, alluvioni, ecc. (in questi ultimi casi è oggi più com. il termine sfollato)(Dizionario Treccani)
Il rifugiato è colui “che temendo a ragione di essere perseguitato
per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un
determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova
fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di
questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che,
non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva
residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole
tornarvi per il timore di cui sopra" [Articolo 1A della Convenzione di
Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati].
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